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Circa una sessantina di pezzi individuano una raccolta particolarmente interessante per la varietà della morfologia. 

La fattura rivela la diversità delle pratiche costruttive artigianali di paesi tanto diversi come, ad esempio, Cina e Pakistan, Indonesia e Giappone. 

La sezione cinese è molto ricca e comprende una trentina di  burattini, di un’altezza media tra i 28 e i 38 cm, con abiti molto accurati e un viso di gesso che sembra porcellanato, tanta è la raffinatezza dei dettagli. Sono esemplari che risalgono agli anni ’70-’80 del secolo scorso. Molto più vecchie sono invece due testine di burattino  giapponesi dell’inizio del XX secolo. 

 

Particolarmente interessante è una raccolta di 17 marionette pakistane di fattura molto popolare, usate nelle fiere di paese per raccontare episodi della vita locale: ci sono incantatori di serpenti, un cammello, un cobra, un coccodrillo, danzatrici e giocolieri. Spiccano tre marionette tailandesi di cm. 70, con occhi di vetro ed abiti molto ricercati di cui è notevole la finezza dei volti (in cui la bocca è mobile) e le dita delle mani tutte articolate, come è coerente per il teatro di quel Paese, che assegna ai minimi movimenti delle mani un preciso valore simbolico. 

 

Inoltre anche vari burattini e marionette di provenienza indiana: tra essi una coppia di burattini della famosa creatrice Meher Contractor di Ahmedabad, dai volti disegnati in modo essenziale e gli abiti che riprendono la foggia dei costumi tipici della zona. 

La collezione comprende anche una quindicina di pupazzi  Wayang alti dai 40 ai 65 cm, dalla fattura molto raffinata e presumibilmente risalenti alla prima metà del Novecento. 

Molto singolare una testa di Drago cinese, alta cm. 40, larga e lunga cm. 48, in cartapesta dipinta a colori vivaci con inseriti frammenti di specchio, barba e ciglia applicate su occhi che si aprono.

   

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